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martedì 20 novembre 2012
I piu' grandi tesori della storia:Il tesoro di Hoxne
Di Caterina Visco:
Peter Whatling non riusciva a trovare il suo martello da nessuna parte. Di sicuro, in casa non c’era. Peter era quasi convinto di averlo perso mentre lavorava nei campi, ma per ritrovarlo sarebbe stato necessario il cerca-metalli del suo amico Eric Lawes. Per fortuna Eric non si fece pregare, e la mattina del 16 novembre 1992 i due cominciarono a perlustrare palmo a palmo il terreno coltivato che si trovava a un paio di chilometri a Sud del villaggio di Hoxne nel Suffolk (Gran Bretagna). Non ci volle molto perché il dispositivo segnalasse di aver trovato qualcosa; tuttavia, quando i due cominciarono a scavare, non trovarono il martello, ma monete d’oro, cucchiai d’argento e gioielli dentro una scatola di rovere. Avevano trovato un tesoro, quello che da allora in poi sarebbe stato chiamato Hoxne Hoard, il tesoro di Hoxne.
Dopo aver estratto una manciata di reperti, Whatling e Lawes decisero di non procedere oltre con lo scavo, ma di avvertire immediatamente il padrone del terreno (Peter era solo un affittuario), la polizia e la Suffolk Archaelogy Society. La scelta di lasciare intatta la scena del crimine fu molto apprezzata da Jude Plouviez e dal suo team di archeologi del Suffolk County Council Archaeology Service, perché permise loro di procedere allo scavo in modo scientifico e raccogliere numerose informazioni a partire dal contenitore del tesoro e dalla posizione dei reperti nella scatola.
Gli archeologi, infatti, osservarono che ogni pezzo del tesoro era accuratamente riposto dentro lo scrigno di rovere: circa cento mestoli e cucchiai d’argento uno dentro l’altro, migliaia di monete divise per tipo (oro, argento, bronzo) in cassette più piccole o in sacchetti di stoffa, cosi come i gioielli (una trentina in tutto). Oltre a queste cose vi erano anche alcuni utensili da toletta, bricchi e vasi d’argento e quattro pepaiole sempre d’argento, tutto risalente al IV- V secolo d.C. La mancanza di alcuni oggetti, come altre posate o vassoi, portò però gli archeologi a ipotizzare che quella ritrovata fosse solo una parte del patrimonio di una famiglia ricca, nascosta probabilmente con l’intento di recuperarla in un secondo momento.
L’intero tesoro, sebbene si tratti del più grande di età tardo-romana mai rinvenuto in Gran Bretagna (e della più grande collezione di monete in oro e argento risalente a quell’epoca), venne recuperato in un solo giorno e immediatamente trasportato nei laboratori del British Museum. Qui è conservato ancora oggi, e alcuni dei pezzi più pregiati sono parte dell’esposizione permanente, insieme al martello di Peter che gli archeologi ritrovarono nei giorni successivi. In quanto scopritore del tesoro, Lawes ricevette un premio in denaro corrispondente al suo valore: 1,75 milioni di sterline (oltre due milioni di euro), che divise a metà con Whelling. Niente toccò invece al proprietario del terreno; il fatto sembrò talmente ingiusto che dopo poco tempo la legge britannica in materia di ritrovamenti cambiò: oggi la ricompensa spetta in egual misura a chi li ritrova e a chi possiede il terreno nel quale sono nascosti i tesori.
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