Visualizzazioni totali
venerdì 21 ottobre 2016
Cronaca di un tesoro sommerso: così affondavano i capolavori dell’Ermitage
Esattamente 245 anni fa affondava nel Mar Baltico il fluyt a due alberi olandese “Frau Maria” che tra le merci del suo carico trasportava anche le preziose tele della collezione del mercante Gerrit Braamcamp, acquistate da Caterina II per l’Ermitage di San Pietroburgo. Dal 1999, da quando cioè alcuni sub finlandesi hanno rinvenuto i resti della nave presso le isole Aland, Russia e Finlandia si disputano la proprietà dei tesori che con ogni probabilità si trovano ancora sul fondo del mare.
Secondo il giornale di bordo, conservato nell’archivio della città di Turku in Finlandia, il veliero sarebbe salpato per l’ultima volta da Amsterdam alla volta di San Pietroburgo il 5 settembre 1771. Trasportava un carico molto eterogeneo di merci, dallo zucchero a indumenti a beni di lusso, e tra questi anche 27 tele di maestri olandesi del XVII secolo, tra cui Gerard ter Borch, Adriaen van de Velde e Gerrit Dou. Le tele erano state acquistate su ordine della zarina Caterina II a un’asta ad Amsterdam dall’ambasciatore di Russia, principe Golitsyn.
Inizialmente il veliero avrebbe dovuto navigare nella parte più settentrionale del Baltico per evitare le acque costiere finlandesi pericolose per i loro fondali rocciosi, ma poi era uscito di rotta ed era andato a schiantarsi contro le rocce. Nel giornale di bordo si legge che il fluyt aveva perso la rotta a causa di una tempesta quando l’intero equipaggio si era raccolto per pregare. L’equipaggio con l’ausilio delle scialuppe era stato evacuato sull’isola più vicina. Il 7 ottobre i marinai avevano raggiunto sulle scialuppe la nave che stava affondando e avevano raccolto la parte del carico più accessibile. “Abbiamo scoperto che il ponte superiore è per metà affondato e abbiamo salvato tutto ciò che potevamo”, si legge nel giornale di bordo. Il giorno seguente era stato necessario sospendere le operazioni di salvataggio del carico a causa del maltempo e giungendo sul luogo della catastrofe il 9 ottobre l’equipaggio aveva dovuto constatare la perdita della nave.
Negli anni '70 lo storico svedese Christian Ahlström scoprì negli archivi finlandesi delle informazioni sul “Frau Maria”. Nell’estate 1999 una spedizione finlandese, guidata da Rauno Koivusaari, rinvenne nel Saaristomeri il relitto della nave affondata a 11 km dall’isola di Jurmo. I ricercatori stabilirono che il suo carico non doveva aver sofferto dell’incidente. Secondo le stime degli esperti europei, il valore complessivo dei quadri a bordo del fluyt si poteva stimare in 1,5 miliardi di dollari. Quasi contemporaneamente vennero messi a punto da imprenditori russi e svedesi dei progetti per il sollevamento della nave, e insieme ai progetti, emerse la questione della proprietà della nave e del suo carico, a cui, come risultò, potevano aspirare quattro stati: i Paesi Bassi, in quanto Paese proprietario del veliero; la Svezia, a cui appartenevano nel XVIII secolo le isole del Saaristomeri; la Russia in quanto Paese a cui era destinato il carico e infine la Finlandia a cui oggi appartengono le isole del Saaristomeri. La legge finlandese stabilisce che se una nave e il suo carico permangono nelle acque territoriali della Finlandia per cento anni, il Paese ne diventa l’unico proprietario legale. Il termine previsto dalla legge scadrà nel dicembre 2017 quando il Paese Suomi celebrerà il centenario della sua indipendenza.
Le autorità russe cercarono di recuperare i quadri già nel XVIII secolo. Non appena a Pietroburgo si diffuse la notizia della catastrofe, il governo russo chiese alla Svezia che la situazione venisse posta sotto una speciale sorveglianza. Il cancelliere Nikita Panin scrisse in una lettera al collega Ulrich Scheffer che “a bordo della nave si trovavano parecchie casse che contenevano quadri di valore appartenenti a Sua Maestà Imperiale”.
I tentativi di salvare la nave, sospesi in inverno a causa dei ghiacci, vennero ripresi nella primavera del 1772, tuttavia i mezzi tecnici dell’epoca non permisero il recupero della nave.
Dopo la scoperta del relitto, avvenuta nel 1999, la questione si pose di nuovo e gli esperti russi proposero ai finlandesi di collaborare insieme alle ricerche. Dal 2008 sono state avviate delle trattative, ma nella primavera del 2011 la Finlandia ha ufficialmente respinto ogni progetto di recupero della nave.
Gli esperti russi di archeologia subacquea affermano che l’unico ostacolo al sollevamento del relitto è di ordine giuridico e dipende dalla costituzione finlandese. Su questo fondamento giuridico si basa la posizione della Finlandia.
Il contrammiraglio Konstantin Shopotov, che ha guidato la missione “Memoria del Baltico”, l’unica spedizione di archeologia subacquea effettuata in Russia, e che è membro della commissione istituita dal Fondo russo per la conservazione dei beni culturali per il recupero del “Frau Maria”, ritiene che nel caso di assenza di impedimenti giuridici i suoi esperti non avrebbero grosse difficoltà a effettuare il sollevamento del fluyt e del suo carico.
“Sollevare il ‘Frau Maria’ non richiede un’operazione complessa, il veliero si trova a una piccola profondità e inoltre le acque del Mar Baltico sono fredde e in esse non si annidano coleotteri o altre specie dannose di insetti e quindi possiamo essere sicuri dell’ottimo stato di conservazione del legno. Com’è ovvio, un carico prezioso che è rimasto rinchiuso in una nave per oltre 200 anni potrebbe essersi parzialmente o totalmente deteriorato. È sicuro che siano andati distrutti l’argento e i tulipani che si trovavano sul ponte, ma se i quadri affondati erano avvolti nei tubi potrebbero essersi perfettamente conservati”. Secondo l’esperto di archeologia subacquea, il fluyt non presenterebbe alcun particolare valore sul piano storico e scientifico.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento